"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuove terre ma nell'avere nuovi occhi" Prust
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giovedì 3 maggio 2018
Moresco elettromeopatico
Grizzana-Miorandi, piccolo comune dell'Emilia Romagna vicino a Bologna, ci vivono circa 4.000 persone, per un periodo ci ha soggiornato anche il pittore-incisore Giorgio Morandi, in onore del quale il comune di Grizzana è diventato Grizzana-Miorandi.
Miorandi è considerato uno dei maggiori incisore a livello mondiale del XX secolo.
Ok, inquadrato il luogo geografico parliamo del vero motivo per cui il buon Cyrano217 mi ha mandato a Grizzana-Miorandi, nel XX secolo a far parlare di Grizzana ci ha pensato Miorandi, ma non è a lui che intendo dedicare il mio viaggio ma al conte Cesare Mattei.
Chi era Cesare Mattei? Mattei era un omeopata del XIX secolo, ma non un omeopata qualsiasi, un elettromeopata, insomma uno cazzuto, uno talmente cazzuto che per i suoi elisir venivano i VIP più VIP del suo secolo, personaggi che spaziavano da Alessandro III di Baviera allo Zar di tutte le Russie Alessandro II per non parlare del Principe del Piemonte, insomma un parterre di celebrità da far impallidire i pi accaniti paparazzi!!
E che ci venivano a fare a Grizzana tutte queste persone? Venivano a farsi curare da Matte.
Il conte infatti era un appassionato sostenitore delle cure omeopatiche,alle quali aveva aggiunto "del suo", infatti sosteneva che con dei metodi conosciti solo lui, elettrificando le vari medicinali, poteva infondergli una carica positiva finalizzata ad accrescere l'efficacia della medicina...ok, detta così fa tanto apprendista stregone,e vi assicuro che andando avanti ne leggerete delle belle.
Tornando al Mattei, questi suoi rimedi al limite tra scienza e magia, funzionavano! Funzionavano così bene che ne fece un business che, rapportato ad oggi, sarebbe come quello della Bayer, aveva 26 depositi autorizzati dei suoi medicinali sparsi un pò in tutto mondo.
E sapete quel'è il segreto di questa efficacia? Ditemelo e vi farò ricchi: Mattei per compiere la "magia", si ritirava nel suo studio e, con macchinari costruiti da lui, durante i temporali, catturava l'energia elettrica per caricare le sue medicine...si,ci sta..."SI PUO' FAREEEEEE!!!"
La procedura di elettrificazione non è chiara, Mattei l'aveva scritta nei suoi appunti ma....
Per fare tutto sto pòpò di business Mattei fece edificare una rocchetta nel comune di Grizzana, questa rocchetta è stata ideata e progettata da Maffei per un senso mistico al suo operato, per dare validità esoterica alle sue medicine e, probabilmente, anche per gratificare il suo ego.
La rocchetta fonde uno stile medioevale con un gusto gotico senza disdegnare un tocco di esoterismo, tutto nella rocchetta ha un significato, tutto è altamente calcolato, e voluto, per creare un effetto scenico eccezionale, per dare l'illusione di ciò che non è. Per fare questo Mattei assunse,oltre che muratori, anche dei coreografi.
In tutto questo tripudio per il dettaglio, la rocchetta resta molto spartana nel suo utilizzo, come era spartana e morigerata la vita del conte.
La notorietà delle cure del conte rese la rocchetta un luogo di pellegrinaggio per i malati locali e non, tanto che c'era la fila fuori dalla porta per venire curati e il conte curava tutti i bisognosi non chiedendo denaro, ricevendo comunque offerte dai popolani che curava, offerte che spesso consistevano in verdure e carne.
Per far fronte alla richiesta di cure nella rocchetta, il conte acquistò molte fattorie e palazzi adiacenti, per dare entrate economiche alla rocchetta e per dare delle "residenze di attesa" ai vari VIP che venivano per farsi curare.
In definitiva, il viaggio alla rocchetta e strapagato dallo spettacolo e dalla storia che essa offre, da tener presente che, fortunatamente, si entra solo con la guida, la quale vi racconterà storie ancora pi affascinanti sulla rocchetta di quanto non abbia scritto qui...ricordatevi che l'intento e farvi incuriosire, non farvi fare tour virtuali.
domenica 19 agosto 2012
Un buonconsiglio...
Appassiti i romani gli amministratori della città pensarono di riqualificare la zona costruendo una piccola fortezza difensiva nello stesso posto,da cui si poteva facilmente tenere sotto controllo tutta la città,nel 1300 il nome fu cambiato in Buonconsilii,decisamente un termine più positivo del precedente.
La prima pietra del castello fu posata nel 1200,nel 1400 venne ristrutturato e nel corso del '500 fu ampliato.Rimase in uso attivo fino alla prima guerra mondiale,nelle sue stanze si svolsero i processi agli irredentisti trentini e nel suo cortile furono eseguite le sentenza.
Il castello era la sede dei principi vescovi che regnavano su tutto il Principato Vescovile Trentino e,al passaggio di quest'ultimo nel Tirolo Austroungarico divenne una caserma militare austriaca.
Ad oggi il castello fa parte del circuito museale dei castelli del Trentino,vi si svolgono varie mostre temporanee e,la struttura,è di per se stessa molto interessante.
Gli stili del castello sono vari e rappresentano le varie correnti che hanno attraversato con lui lo scorrere del tempo.
Ora che vi ho impressionati,e spero incuriositi,con tutta questa cultura passiamo alle cose più terra terra.
Arrivo d'innanzi all'entrata,le mura del castello sono massicce,la sua struttura e sfarzosa e gradevole,la sue entrata è...abbastanza anonima,mi sarei aspettato un entrata più opulenta e maestosa da dei Principi Vescovi.
Entro...ah ecco,allora come oggi, i potenti volevano dissimulare lo sfarzo in cui vivevano,l'interno del castello è molto caratteristico,trasmette potere,forza e una certa classe e ha dei giardini stupendi.
Alla biglietterie mi fanno presene che,se voglio andare a visitare Tor Aquila,una delle torri del castello dove ci sono dei prestigiosi affreschi,devo essere puntuale.Mi danno le indicazioni su come arrivare al punto d'incontro per la visita guidata,arrivo e noto che i giardini non sono solo all'esterno,ci sono anche dei bellissimi giardini interni con tanto di fontana e un arioso porticato stupendamente affrescato.
Arriva la guida e ci conduce verso la torre,purtroppo al suo interno non si può fare foto,quindi per sapere cosa c'è dentro bisogna andarci...dico solo che,visto il supplemento sul biglietto per poter visitare la torre, vale la pena spendere due lire in più.
Arriva la guida e ci conduce verso la torre,purtroppo al suo interno non si può fare foto,quindi per sapere cosa c'è dentro bisogna andarci...dico solo che,visto il supplemento sul biglietto per poter visitare la torre, vale la pena spendere due lire in più.
Ritornato dal tour mi fiondo ad esplorare tutti gli altri meandri del castello e,meraviglia delle meraviglie,trovo una mostra sulle armature da parata,uno spettacolo:un castello enorme in un esemplare stato di conservazione e delle sfavillanti armature medioevali...un mix perfetto.
Dal portico del secondo piano il Principe Vescovo poteva ammirare il panorama della città, essendo che il principe era un Vescovo inutile dire che ci sono anche un paio di cappelle all'interno del castello.Si può inoltre notare la differenza tra la parte "vecchia",più spartana e militaresca,e la parte "nuova" decisamente più sfarzosa ed accogliente...ho notato anche che trai gli stemmi dei vari Principi Vescovi ce ne uno che ricorda in modo lampante quello delle Casse Rurali Trentine...che il connubio politica-banche non sia poi così moderno?
Alla fine vado a vedere la Fossa dei martiri, anticamente si dice che in questo grande prato fortificato ci fossero i cervi del principe, all'inizio del XXsec,sicuramente,ci furono l'esecuzioni dei martiri della resistenza trentini: Filzi,Battusti e Chiesa.
Alla fine vado a vedere la Fossa dei martiri, anticamente si dice che in questo grande prato fortificato ci fossero i cervi del principe, all'inizio del XXsec,sicuramente,ci furono l'esecuzioni dei martiri della resistenza trentini: Filzi,Battusti e Chiesa.
domenica 28 agosto 2011
All'assalto miei prodi!!!
Ultima domenica d'agosto,il vento ha spazzato via tutte le nubi,una giornata stupenda,sia per la temperatura che per il meteo...cosa fare?Dove andare?Come non perdere quest'occasione che la natura mi ha servito su di un piatto d'argento?
La mia vulcanica mente scorre tutti i possibili luoghi da visitare,le alternative sono tante ma non tutte entusiasmanti...quando,mi balena l'idea di visitare un antico maniero con la più completa collezione,privata,d'armature d'Europa...purtroppo però la distanza non è dalla mia ma...spronandomi con un discorso degno di William Wallace,lancio il dado e decido:alla conquista di Castel Coira!
Castel Coira è una di queste,attualmente è di proprietà della famiglia Trapp,che lo ha "preso in gestione",in modo del tutto pacifico,intorno al 1500,tramite un matrimonio tra la figlia dei precedenti proprietari e un loro avo.
Il castello ha visto la luce intorno al 1200,edificato da un nobile svizzero proveniente da Coira,da qui il nome,poi,nel XVI secolo un erede,donna,di questo nobil uomo,sposò un Trapp e fu così che i Trapp divennero padroni del castello.
Il castello ha un anima prettamente difensiva che è stata addolcita dalla famiglia Trapp nel corso dei secoli,questo ammansimento del maniero si è reso necessario in quanto il castello è abitato,a tutt'oggi,dai conti nei periodi estivi e invernali.
Ma torniamo al viaggio,che è questo che vi interessa,arrivare fino a Sluderno non è difficile...si,si chiama proprio così il paese che ha dato i natali al castello,da qui le indicazioni per arrivare al parcheggio sotto le mura sono chiare e semplici da seguire...peccato che la strada sia al quanto...per così dire,tecnica,per non dire stretta da matti!
Arrivato sotto le mura sapevo che avrei trovato ad aspettarmi,puntuale come sempre,la solita irta,lunga,sfiancante salita ma...siamo in alto adige,sono quasi tedeschi,sono organizzati:la salita è di una ventina di metri,quasi piani,e dopo c'è una scalinata abbastanza comoda di un'altra trentina di metri:una pacchia!
All'entrata mi accorgo che,essendo una residenza privata,ci sono alcune regole:la prima è che non si possono fare foto...he lo so,un peccato,credetemi,e la seconda che si può visitare solo con la guida,ce ne è una ogni 15 minuti.
Diciamo che io consiglierei la visita del castello in primavera,quando i conti sono in Tirolo e il castello è visitabile quasi in toto,infatti un intero piano e molte stanze sono precluse ai turisti in quanto abitate dai conti...come si fa a vedere se i padroni sono in casa?Allora,avete presente la regina d'Inghilterra e Bukingham palace?Quando lei è li la bandiera sventola sul pennone,altrimenti la bandiera non c'è,ecco,probabilmente,i nobili girano con la bandiera in tasca perchè per Castel Coira funziona esattamente allo stesso modo:se c'è la bandiera ci sono anche i padroni.Da notarsi anche la cavalleria tra blasonati:sulla bandiera non c'è lo stemma dei Trapp,ma quello della famiglia che,in origine,era la padrona del castello.Nonostante il fatto che non fosse interamente visitabile si è potuto vedere abbastanza,molto interessante è l'armeria con una trentina d'armature appartenute sia ai nobili sia alle truppe del castello,inoltre caratteristica è anche la sala degli avi,dove ci sono i quadri dei più importanti Trapp dal 1500 agli inizi del '900.
Nonostante il fatto che non si potessero fare foto all'interno e che si sia potuto vedere solo mezzo castello Castel Coira è all'altezza della sua fama.
domenica 7 agosto 2011
Verunia,Veronius,Verona...poggiolo
Pare una cosa assurda ma è così,la città degli innamorati per antonomasia affonda le radici del proprio nome nel fatto che il suo primo insediamento era su di un colle,da qui poggio e poggiolo.
Etimologie a parte Verona è una città che definire meravigliosa è riduttivo,esiste fin dai tempi degli etruschi e passando per i Romani e la Serenissima è giunta fino a noi,nel corso dei secoli ha sempre mantenuto un ruolo di primo piano e un'importanza strategica non indifferente.
E' quindi naturale che nel corso del mio peregrinare in giro per l'italico stivale proprio li dovessi capitare.Vagando per le sue vie si resta colpiti dalla moltitudine di architetture che abbelliscono la città:dal romano,al medioevale,al gotico,al rinascimentale,tutte amalgamate in un'alchimia che rende unica la città.Vagando per gli stretti vicoli della parte storica si gira l'angolo e improvvisamente ci si trova davanti una chiesa in stile gotico che non ha nulla da invidiare a Notre Dame de Paris,oppure un palazzo tardo medioevale che con sobria sontuosità ricorda il periodo d'oro della Serenissima.
Ma,considerando che su Verona sono state scritte ciclopiche enciclopedie,e molte altre ne potrebbero essere scritte,non vi annoierò con quelle che potrebbero essere le solite banalità,torniamo quindi all'humus del discorso.
Non era sicuramente alla mia prima visita che facevo alla città,quindi volevo vedere qualcosa di cui avevo sentito parlare ma non avevo mai visto,in quanto si trova nella second-line nello shopping-tour classico: Castelvecchio.
All'esterno si presenta come una fortezza austera e abbastanza grande,attraverso il fossato,entro nelle mura.
Al suo interno si trova un arioso e rilassante giardino dal quale si accede alla struttura "residenziale" del castello,dove hanno trovato posto i musei scaligeri,molto interessanti da visitare con tante opere e reperti che illustrano la storia della città veneta.
A fianco del castello si trova il ponte Scaligero,praticamente un ponte fortificato,all'entrata del quale un antico romano fa buona guardia e saluta tutti i turisti che passano,in andata e in ritorno,dal ponte,molto suggestivo..anche se a sentirlo parlare ha poco dell'antico romano.Il ponte non è proprio quello originale in quanto,durante l'ultima grande guerra le truppe che si ritiravano dalla città hanno ben pensato,quale regalo di commiato,di farlo saltare per aria,fu ricostruito ne 1951 esattamente identico all'originale.
Su Verona non mi sento di scrivere altro in quanto c'è tanto,molto,troppo,di più da vedere...una città stupenda.
mercoledì 6 aprile 2011
Ladies & gentlemen start your engine
Signore e signori si riparte,il letargo è finito e,come dicevo,Cyrano è cresciuto e sa ballare da solo.
La starting grid del 2011 sono le giornate di primavera del FAI,fondo per l'ambiente italiano,fondazione nata nel 1975 per promuovere in concreto una cultura di rispetto della natura, dell'arte, della storia e delle tradizioni d’Italia e tutelare un patrimonio che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità.
Nelle giornate di primavera il FAI propone una visita guidata presso le sue proprietà a fronte di un'offerta libera.
Ovvio che in questo periodo di crisi l'occasione si fa ghiotta,quest'anno una delle strutture aperte in Trentino è il castello di Sabbionara d'Avio.
Il castello è stato di proprietà dei Castelbarco che nel 1977 lo hanno donato al FAI.Il maniero è in condizioni decenti,l'apparenza è quella spartana di una fortezza difensiva e non di un palazzo signorile,a prova del fatto ci sono le battaglie,storicamente documentate,che il castello ha affrontato nei suoi anni d'attività,nonostante questo presentava anche delle particolarità più "casalinghe" quali la corte delle donne,un'ala del castello ove le donzelle potevano sentirsi riparate e al sicuro.
Arrivare al castello,non è troppo difficile,i cartelli ci sono e sono esaustivi...anche se vederli nel mezzo di tutta la segnaletica turistica non è proprio semplice.
Comunque,dopo solo un paio di perdite di rotta arrivo al parcheggio sotto al castello,immancabile si propone il must dell'epoca:la salita!!
Superata l'amica di tanti manieri,arrivo all'entrata e inizia il tour,i nostri ciceroni sono i ragazzi della locale scuola media che,con un pò d'imbarazzo,ci illustrano le stanze del castello.
La casa delle guardie è la prima che si vede,dentro ci sono dei bellissimi affreschi che hanno destato molti dubbi nei critici:la tecnica era di una certa epoca ma il tratto era di un epoca antecedente,questo ha dato da pensare agli studiosi che hanno concluso che...il pittore era indigeno e che,alla fine,era edotto sulle nuove tecniche ma non sui nuovi stili,una soluzione che salva capra e cavoli.
All'interno della casa c'era una stanza con affrescate delle lettere,narra la leggenda,che se il condannato avesse messo assieme una frase di senso compiuto con tutte le lettere che c'erano sul muro sarebbe stato graziato...sarà che erano analfabeti,sarà che erano bendati ma nessuno è mai riuscito a salvarsi la pelle.
Da qui il tapino veniva condotto alla torre della Picadora,che dietro un nome così spagnoleggiante nascondeva un'etimologia più nostrana:era una torre a tetto aperto dove venivano impiccati i condannati a morte.
Dalla dependance delle guardie si sale verso il mastio con le sue scale e i sui "affreschi",o meglio ciò che ne rimaneva visto che se ne vedevano assai pochi.
Durante la visita ho scoperto anche l'etimologia della parola "scarsela",la borsetta che si vede attaccata alla cintura dei personaggi nei dipinti medioevali si chiamava "scarsella" e da qui il nome moderno.
Nota di colore è che,alla fine del tour,per chi volesse a Avio c'è uno spaccio degli Intimissimi,a buon intenditor...
domenica 26 settembre 2010
Vagabonding!!!!!!
Cos'è il vagabonding?E' l'arte di viaggiare,creare un viaggio work-in-progress.Per iniziare a fare del vagabonding serve una destinazione,meglio se avvolta nella nebbia e non troppo precisa,poi si parte.Il mezzo principe per il vagabonding è la moto,ma vanno bene anche auto o camper,i puristi usano la tecnica zu-fuss...a piedi.
Alzatomi con calma noto che la giornata si presta,per sole e limpidezza,a un bel giro,ma dove?Sicuramente in montagna visto la giornata,dopo un pò di rapide riflessioni decido la zona delle operazioni...il lago.
Prendo la moto,deciso a fare l'ultimo giro prima della pausa invernale, e mi dirigo verso il Garda trentino,intenzionato a fare un tour nella così detta "busa",prima tappa è il deludente forte di Nago,la struttura è carina ma è chiusa e ci hanno fatto pure un ristorante.Soprassiedo e procedo per Riva del Garda.Arrivato a Riva noto una cosa interessante,mentre d'estate il lago è territorio,quasi esclusivo,del turista teutonico,tanto da far soprannominare il lago Garda see,verso ottobre l'aquila tedesca lascia il posto al gallo francese,una moltitudine di turisti transalpini fanno mutare il nome da Garda see a Garda lac.Più che avventura pare una gita di pensionati,in quel momento l'illuminazione,il vagabondinger che c'è in me prende le redini della giornata:prossima tappa castello di Arco,poi castello di Drena e infine castel Toblino.
Tosto mi dirigo verso la vicina cittadina di Arco,seguendo le indicazioni...e mettendoci del mio,arrivo a un parcheggio,o almeno io l'ho classificato così,vicino all'entrata del maniero.Mi inerpico per la salita che conduce al castello e faccio una considerazione: all'epoca i piazzisti avevano vita dura.
Dopo una salita da togliere il fiato arrivo al castello,dove il paesaggio lascia senza parole.C'è solo una stanza,a parte la prigione, da vedere ma la struttura e il panorama valgono il viaggio,poco ma sicuro.
Scendo dal monte inforco la moto e mi dirigo verso la seconda tappa,il castello di Drena,qui mi va meglio,il parcheggio è subito sotto alla rocca.
Il castello,a causa dell'abbandono non si è mantenuto bene,comunque,grazie a un pesante restauro,rende molto bene l'dea di un castello militare dell'anno mille,e il panorama che si domina dall'alto della torre da un senso di forza e controllo.
Mi lascio castel Drena alle spalle e mi dirigo verso castel Toblino...purtroppo anche lì ci hanno fatto un ristorante e quindi da visitare non c'è molto...per non dire nulla.
In tutti e due i castelli,che sono riuscito a visitare,devo dire che ho trovato custodi simpatici e disponibili che mi hanno fatto apprezzare ancor di più la visita.
Come giornata di vagabondig,complice il mezzo adatto e il meteo splendido è stata fenomenale...logico che il tour può essere fatto anche con altri mezzi di trasposto ed essere ugualmente divertente.
domenica 29 agosto 2010
L'estate sta finendo e l'anno se ne va...
Così cantavano i Righeira nei mitici anni '80,con la fine dell'estate finisco anche le ferie...e il vagabondaggio lascia il posto alle "gite domenicali".
Castel Thun,che con i famosi angioletti altoatesini,all'apparenza,non ha molto a che fare,si trova in val di non,abitato dai conti Thun fino al 1982 è stato acquistato dalla provincia di Trento nel 1992 che lo ha ristrutturato e aperto al pubblico nell'aprile del 2010.Questo gli ha permesso di arrivare ben conservato fino a noi...potevo perdermi un'attrazione simile?Nooo...dopo un viaggio in statale mi inerpico per delle vie di valle,le segnalazioni sono anche sufficienti per arrivare al castello,ma gli incroci sono un pò così...all'ultimo pezzo di strada c'è un omino semaforo che regola la salita al castello...la strada è veramente stretta.
Parcheggiato l'inerpico non è finito:un ripido sentiero conduce alle mura del castello...presumo che questo,all'epoca,considerate armature e attrezzatura varia,servisse per dissuadere eventuali attacchi nemici o fastidiosi rappresentanti.
Il castello è difeso da tre ordini di mura,in principio era una fortezza,con il tempo si è tramutato in residenza signorile,dopo le prime mura c'è tutto un grande giardino che cinge il secondo ordine murario,all'interno del quale,tra le seconde e terze mura,trova posto il fossato.
Entro nel cuore della fortezza e faccio un giro per i giardini prima di avventurarmi alla scoperta del maniero.
Si nota che è stato abitato fino a tempi recenti,soprattutto per l'architettura che ha un che di "moderno",le cose interessanti sono tante: gli affreschi,le cucine,l'arredamento in generale.Quella che più colpisce è la sontuosa stanza del vescovo,che,ai tempi del principato,usava il castello come beauty farm estiva...alla faccia della beauty farm.
Gente dall'apertura ne è venuta tanta ma oggi non ce ne era molta,il che ha dato la possibilità di vedere il castello con calma e attenzione...questa volta la provincia ha fatto un buon acquisto.
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