giovedì 24 maggio 2018

Repetita iuvant


Ave, quid agis?
Qui nonostante il meteo sia spesso avverso, si continua a girare, un'ottima occasione da sfruttare è l'arrivo di una piccola busta arrivata dalla Britannia, dentro la busta c'è un piccolo eliografo tascabile.
Prima domanda: cos'è un eliografo?
Un eliografo è uno strumento di comunicazione che sfrutta il sole per poter funzionare, è una specie di specchietto con un forellino che permette di mirare nella direzione del ricevente e, con un pò di pazienza, riuscire a comunicare tramite lampi di luce con lui. Uno strumento di fattura estremamente semplice e funzionale che permette di trasmette un segnale luminoso fino a 25km dichiarati di distanza, il collaudo personale è stato fatto alla bellezza di...caaaalma, non tutto subito.
Seconda domanda: che te ne fai di un eliografo??
Allora, primo, nemmeno io sono immune dall'effetto Bera Grills che imperversa in TV, riesco comunque a mantenere la mia lucidità nell'attrezzarmi per le mie avventure, insomma, non mi compro un coltellaccio tattico o imparo a cacciare e mangiare le peggio cose, però un pò attrezzatura extra me la sto procurando, capiamoci, nulla da sopravvivenza estrema ma quel quid in più che può facilitarti l'esplorazione o rendertela più avventurosa ed interessante.
Ed è in quest ottica di riassortimento dei gadget che arriva 'eliografo, uno strumento se volete banale ma che consente, con una spesa irrisoria, di avere un effetto wow durante le proprie escursioni in montagna.
Comunque, entriamo nel vico dell'avventura, per testare il mio spettacolare eliografo, dopo aver considerato l'orario, le disponibilità e la disposizione del Sole, ho individuato il mio obbiettivo, il monte Altissimo di Nago. Ok, non è una nuova meta ma la scoperta non consiste sempre in posti nuovi ma in occhi nuovi.
Insomma, salgo fino al rifugio Graziani nel comune di Brentonico, parcheggio e inizio la salita,tenete presente che lo scopo del viaggi era provare l'eliografo quindi, il panorama del lago, le insenature nella montagna, i variopinti colori degli strati di roccia e le strane sculturine di sassi non destavano più di tanto la mia meraviglia, ergo la salita è stata una mera riflessione sulla vita, sul futuro e sulla montagna.
Arrivato in cima, appena dopo il rifugio, sapevo che c'erano delle installazioni militari della Prima Guerra Mondiale, nulla di che da quel che ricordavo...e qui mi sbagliavo.
Ricordate i nuovi occhi?
Ecco che all'improvviso mi si aprono: davanti a me si staglia, nella sua storia magnificenza il fronte Italia-Austria della Prima Guerra, Cima punta d'oro, Stivo, Biaena, Zugna, Pasubio, altopiano di Folgaria, Riva del Garda e Brentonico, in una visione da togliere il fiato davanti a me avevo una porzione non da poco di uno degli scenari più significativi della Guerra.
Davanti a tanto spettacolo, mi accorgo che la mia considerazione di alcune installazioni militari è al quanto riduttiva, ci sono trincee e postazioni su tutta la ima nord della montagna, infatti, la cima del monte Altissimo e l'altopiano di Brentonico sono stati interessati dall'avanzata italiana durante la Guerra, un'avanzata abbastanza tranquilla, con grande stupore degli italiani, la cosa era dovuta al fatto che gli austriaci, non considerando la zona dell'Altissimo di grande importanza strategica l'avevano abbandonata per ripiegare su postazioni pi facilmente difendibili e strategicamente rilevanti, quali quelle citata prima.
Inizio quindi l'esplorazione delle postazioni italiane, fanno il giro di tutto il lato nord della montagna, da li si può tenere d'occhio tutto il fronte dell'alto Garda e valle di Ledro, non sono postazioni esageratamente fortificate, infatti come non lo era per gli austriaci, nemmeno per gli italiani pare che fosse una postazione particolarmente strategica.
Il soldato che si fosse trovato in servizio su quella trincea, una volta sopravvissuto al freddo e alla neve, che sull'Altissimo d'inverno non scherzano proprio, poteva ammirare uno spettacolo della natura veramente eccezionale e, calcolando la possibilità di fare ferie e spostarsi dell'epoca, difficilmente avrebbe potuto pensare vera se non l'avesse vista con i propri occhi.
La cosa triste, oltre a pensare che pure lassù si è combattuto, è la costante mancanza d'indicazioni storiche riferite al sito.
Comunque, finita la fase culturale della ia esplorazione, ho proseguito con l'obbiettivo della mia scarpinata, provare l'eliografo.
Ho quindi preso posizioni su una zona della cima che mi permettesse una visuale libera sulla città di Rovereto e ho telefonato al mio contatto in loco, posizionato in un piazzale con visuale libera sull'Altissimo e un visibile punto di riferimento vicino.
Una volta stabilito il contatto via telefono ho iniziato a puntare l'eliografo e ho incrociato le dita sperando di avere un riscontro...al contrario nella linea temporale mi sentivo come Marconi mentre provava una trasmissione radio per la prima volta.
Dopo un lungo silenzio nell'auricolare sento "ho visto il lampo!", chiedo di ripetere, mi confermano "due lampi zona Altissimo!"...ragazzi, l'eliografo funziona, uno specchietto da 10x10cm, un mirino fatto con lo stecco di un ghiacciolo, hanno comunicato la mia presenza alla bellezza di 15km di distanza!!!!!
E'stato facile, no, è stato utile, no, perchè lo hai fatto allora?? L'ho fatto non perchè era utile, ne perchè era facile, l'ho fatto perchè era difficile, era una cosa che ormai non fa più nessuno, era una cosa che serviva per "osare" la dove nessuno osa più, per saper fare quel qualcosa in più che potrebbe fare la differenza, quel qualcosa che, ora lo so, può avvicinare chi scala una montagna a chi è rimasto a casa e creare un immaginario ponte tra questi due luoghi: la dove c'è il lampo, c'è Thx 217, cosa farà? Dove andrà? Come ci è arrivato li e perchè? Solo io conosco le risposte a queste domande ma, per chiunque veda il lampo, io sono li, a vivere un'avventura, ad esplorare l'ignoto a cercare qualcosa...guardate le montagne e cercate il lampo e, se avete un pò di spirito d'avventura, siate voi il lampo!




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