giovedì 3 novembre 2016

"Non è la montagna che conquistiamo ma noi stessi"


ATTENZIONE: SENZA PREPARAZIONE ADEGUATA NON AFFRONTATE QUEST'AVVENTURA
Sir. Edmund Hillari, conquistatore della vetta dell'Everest, uno che di montagna e sacrifici ne capiva qualcosa, una frase che si usa qualche volta nella vita nell'indicare che il raggiungere un risultato non è una conquista materiale ma personale.
Ecco, in quest' avventura ho capito a pieno cosa intendeva Hillary, capiamoci, io non ho conquistato l'Everest, non sono nemmeno arrivato vicino agli 8000 ma ho comunque conquistato il mio Everest personale, ho compiuto un impresa che, nel mio piccolo, mi ha fatto comprendere fino in fondo che non è il risultato materiale che raggiungiamo quello che conta, ma la cosa che veramente conta, è come il raggiungere quel risultato ci cambia internamente, ci fa comprendere cose che prima non conoscevamo su noi stessi, ci mette alla prova in modo duro, quasi brutale, ci fa pensare che, se le battaglie più dure sono per i guerrieri più forti, allora noi siamo dei berserker, dei guerrieri micidiali!
Durante l'anno ho avuto qualche problema con le ginocchia che mi hanno messo a riposo per un pò, inoltre la forma non è più quella di una volta ma inizia ad essere più sferica che cilindrica, se a questo aggiungiamo un estate calda e afosa, abbiamo un mix fantastico di cose da non fare a casa.
Ma andiamo con ordine, tempo fa avevo trovato su internet alcuni riferimenti alle trincee su cima punta Oro, 2000m di altezza, inutile dire che visto che erano in una zona da me inesplorata per il progetto WW 1, ho deciso d'informarmi per valutare una spedizione in loco.
Dalle informazioni raccolte, cima punta Oro si trovava in Val di Ledro, sopra l'omonimo lago, c'erano due sentieri che dal lago portava fino a quota 1400m, uno botanico e uno normale, poi, da una località denominata "sella" si prendeva la trincea e si andava fino a quota 2000m, da li si ammirava il panorama e poi si scendeva per un altro sentiero fino a valle, insomma, detta così una passeggiata di salute non troppo impegnativa.
Arrivo al paese di Lago, parcheggio l'auto e inizio la salita, che da subito si rivela abbastanza ripida, vuoi il caldo, vuoi il pranzo appena fatto, ad un certo punto ho dovuto alzare bandiera bianca e ritirarmi, va bene l'avventura, ma, se hai il dubbio di avere una congestione su un sentiero a 2000m, forse è meglio aspettare.
Due giorni dopo eccomi di nuovo ai piedi della cima per tentare la salita, pranzo leggero e zaino attrezzato con scorte extra per l'impresa...si, qualcosa dalle mie avventure ho imparato: portarsi lo zaino è cosa buona e giusta, ci metti da bere, da mangiare, qualcosa di energetico, il kway, il binocolo e la cartina, in fin dei conti sono cose che non occupano troppo spazio e sono molto utili nelle camminate...e questa volta si sono rivelate indispensabili.
Comunque, inizio la salita e decido di seguire il sentiero botanico...pessima idea, il sentiero botanico è abbastanza impervio e ripido, la prima parte del tragitto è stata d'impatto, diciamo che mi ha messo subito in riga.
Ad un certo punto il mio bellissimo sentiero botanico ha incrociato l'altro sentiero, una stara rotabile che saliva dolce dolce, seguire quella è stato un pò più lungo ma sicuramente più agevole.
Su questo nuovo percorso, arrivo al punto "sella" a quota 1400m, da dove partono le trincee, già da li era possibile vedere una postazione fortificata che dominava il lago e la valle circostante.
Ammiro il panorama, due foto alla postazione, un pò di ristoro, non troppo per non sprecare risorse, e inizio a seguire la trincea per salire in vetta, inizia anche bene, c'è una stanza per gli ufficiali perfettamente conservata e qualche altra postazione per la truppa, salendo la trincea era tutta al riparo del costone di roccia e, ogni tanto, c'era una postazione da dove poter vedere la cima e il lago.
Bene, dopo questo inizio soft, l'avventura ha preso tutta un'altra piega: 500 di dislivello praticamente in verticale!
Man mano che salivo, gambe e ginocchia iniziavano a bruciare, grondavo sudore come una spugna strizzata, ad ogni occasione mi fermavo per "ammirare il panorama", ad un certo punto ho deciso di fare una sosta tattica, modo fico per dire riposare e fare il punto della situazione.
Allora, ero distrutto, ero anche a metà strada nella mia salita, avevo fatto tanta strada per arrivare fino a li, guardandomi in dietro la discesa non sarebbe stata meglio della salita, che fare, arrendersi o continuare?
Le provviste, che per fortuna avevo sovradimensionato, mi avrebbero potuto portare in vetta, scendere da dov'ero sarebbe stato sicuramente difficile, dalla vetta pareva fosse più facile scendere, inoltre arrendersi dopo tutta quella fatica e pensando a chi andava su e giù con lo zaino e il fucile in spalla durante la guerra...no, boia chi molla, si stringe i denti e si sale, non c'era altra via che andare avanti!!
Decido quindi di continuare, tanto peggio di così non poteva andare, metto il telefono in modalità "aereo" per risparmiare batterie, conto le provviste rimaste e riparto, denti stretti e testa bassa, una volta in cima mi sarei sdraiato su di un prato e avrei riposato per almeno venti minuti.
Arrivato appena sotto la vetta, il costone che mi aveva coperto fino a li finisce, il bosco si dirada, riesco a vede tutta la valle agevolmente, vedo anche il posto dove avevo parcheggiato l'auto...lontanissimo.
Allo scoperto un vento freddo mi sferza senza pietà, il poco sollievo del fresco che provavo era vanificato dalla forza delle raffiche.
Altra stretta di denti e avanti, mancava poco al mio prato e ai miei venti minuti di relax.
Mentre mi accingevo a conquistare la vetta, noto che c'era già una coppia a farsi delle foto ed ammirare il panorama, poco male, un pò di compagnia quassù, dopo questo mio piccolo inferno non mi dispiace. Conquisto anc'io la cima dove c'era una croce di vetta...e nessun prato, praticamente la cima della montagna era un grande costone, i miei venti minuti vanno su per il camino.
Comunque sono, quasi, arrivato, posso riposarmi e godermi lo spettacolare panorama con solo il rumore del vento di sottofondo.
Qualche foto, un pò di contemplazione, finisco fuori le ultime vettovaglie e inizio a considerare il mio arrivo a Cima punta d'Oro e successivo rientro...real drama!!!
Per il rientro vedevo una sola alternativa: ritornare per la strada che avevo fatto salendo! Ok, pensai, faccio l'eremita sui monti!
La coppia che era li con me s'incammina verso punta Oro, aspetto un pò per non sembrare il disperato di turno e inizio a seguirli, mi parevano pratici della montagna e del posto, mi davano affidamento insomma.
Dopo una dolce, rispetto a prima, camminata sul costone, arrivo all'effettiva Cima Punta d'Oro a 2000m...il panorama era spettacolare: il lago di Garda, il lago di Ledro, il Bondone, l'Adamello, il Brenta e lo Stivo, erano tutti li, quasi mezzo Trentino in un panorama.
Non mi perdo a far foto più di tanto per non perdere le mie "giude" che, più allenate e in forma di me, camminavano veloci.
Pur restando in dietro non le perdo di vista e, ad un certo punto, con il sole basso della sera, sulla montagna davanti a me vedo una cosa che non avevo mai visto: la montagna sembrava una grandissima fetta di groviera, crateri di cannonate ovunque, una tale vastità non l'avevo mai vista, ecco che il motivo che mi aveva fatto salire fin lassù mi si manifesta davanti in tutta la sua drammatica storicità.
Su quel fronte non ci sono state epiche battagli degne d'entrare nei libri di storia ma, non di meno, si è combattuto, in modo pesante, per tenere occupato il nemico e, in modo feroce: gli austroungarici erano in posizione dominante rispetto agli assalti degli italiani.
Ed ecco che, durante il mio flash back storico, mi perdo le mie "guide",..altro real drama!!!
Che fare?Primo non perdere la testa, sono stato in situazione peggiori che non da solo in montagna praticamente al tramonto, senza cartina, senza pila, con il cellulare quasi scarico, sudato e con un fastidioso vento freddo, mi hanno formato per affrontare situazioni peggiori!
Ok, se non c'è un sentiero lo si fa, come Hillary a suo tempo, lui andava verso la cima e io a valle, ma il concetto è lo stesso.
Metto il kway per difendermi dal vento, mi guardo intorno, vedo che c'è una conformazione che sembra il deflusso delle acque piovane, decido di seguirlo, d'altra parte, va dove vado io, a valle.
Mentre seguivo il mio sentiero, vedo che su alcuni sassi hanno disegnato delle frecce con dello spray, insomma, o era una strada percorribile o non penso che qualcuno facesse indicazioni a casaccio in alta montagna.
Seguendo la mia strada arrivo finalmente alla rotabile che avevo seguito per salire, al che credevo che il più fosse fatto...errore, adesso c'era da seguire i sentieri in una corsa contro il sole che stava tramontando, senza sapere quanto tempo mancava tra me e la macchina.
Mi lancio giù per i ripidi sentieri, vado un pò a intuito, visto che i cartelli costano e non se ne possono mettere tanti.
Al limite del tramonto vedo l'auto, a parte quando sono andato a prenderla, non sono mai stato così felice di vederla!
Salgo e, alla prima fontana, prosciugo l'acquedotto, mi siedo sulla panchina e ammirando la croce sulla cima della montagna ripenso all'impresa.
E la trincea? La trincea è abbastanza rustica, un occhio inesperto la potrebbe confondere con un sentiero, parte iniziale esclusa, e sulla cima si stenta quasi a vederla tanto è coperta dalla vegetazione, comunque il suo effetto lo fa e l'idea la rende.
Alla fine di questa giornata ho imparato molte cose, ho imparato che barcollo ma non mollo, ho imparato che è meglio non andare troppo "all'avventura", ho imparato che è meglio attrezzati, sia fisicamente che come dotazioni per ciò che si va a fare, ho imparato che tutto il tempo perso a imparare cose che "non ti serviranno mai" non era tempo perso.
Questa volta, in qualche occasione, mi sono trovato più o meno nella cacca, ma sono riuscito a venirne fuori prima del tramonto e a tornare a casa.
Mi capiteranno ancora avventure così?...certo, ho detto che ho imparato, non che non lo faccio più!
Ne valeva la pena? Certo, ogni minuto della mia avventura ne valeva la pena.




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