giovedì 10 maggio 2018

"relinquo vos liberos ab utroque homine"


"Vi lascio liberi da ambedue gli uomini", questa è l'ultima frase di San Marino,un tagliapietre dalmata fuggito dalla persecuzione dei cristiani del 301 d.c.
Il santo si era stabilito in Italia, su di una piccola ma alta montagna posta tra le attuali regioni delle Marche e dell'Emilia-Romagna, alla sua morte, la proprietà venne donata alla piccola comunità che si era radunata in cima al monte ed intorno al santo.
Nessuno all'epoca avrebbe potuto immaginare quale sarebbe stata la storia di quella piccola che, dal nome del monte avrebbe ereditato la forza e la tenacia della figura mitologica che rievoca, il Titano.
Dal monte Titano, questa piccola comunità ha creato al Repubblica pi antica della storia, libera sia dall'imperatore che da Papa, proprio come voleva il suo fondatore San Marino.
La Repubblica non ha sempre avuto le dimensioni attuali, all'inizio il suo territorio riguardava solo la cima del monte, successivamente, nel 1463 il Papa Pio II, vista la partecipazione della Repubblica nella guerra contro il signore di Rimini Sigismundo Pandolfo Malatesta, le concesse anche dei territori alla base del monte e, con la volontaria annessione di Faetano alla Repubblica, i suoi confini sono diventati quelli che ad oggi conosciamo.
Ma com'è oggi San Marino?
Diciamo che con il nuovo lavoro giro moooooolto meno spesso di una volta, però qualche occasione di trasferta mi è rimasta e, in una di queste, ho colto l'occasione per fare un giro fuori dai confini nazionali e vedere uno stato che ho sempre desiderato visitare. San Marino oggi si presenta in un modo che definirei medioevalmente suggestivo, infatti si arriva dalla pianura, si passa un arco moderno con la scritta "Benvenuti a San Marino", grazie agli accordi con la Repubblica italiana, non c'è una vera e propria frontiera tra Italia e San Marino, se non fosse per l'arco e la scritta non si vedrebbe nemmeno la differenza.
La Repubblica non è poi così piccola, infatti ci vuole un pò per vedere il monte Titano, sulla sommità, troneggiano le tre torri di San Marino, e questa vista, questi tre castelli in cima alla montagna che dominano il territorio, mettono un pò di soggezione e incutono anche rispetto.
Per arrivare alla parte storica e pi suggestiva di San Marino inizio a salire la montagna, curva dopo curva le torri sono sempre più maestose,fino ad arrivare in cima al cospetto delle possenti mura della città, salendo ancora un pò arrivo al mio parcheggio, lascio la macchina, tiro su le valige e mi dirigo verso la storia.
Dentro le mura cittadine l'atmosfera è affascinante, un misto tra storia e modernità, il tutto con pochissimo traffico, quasi inesistente, gente dappertutto, negozi in ogni dove, tra cui spiccano armerie e negozi di gioielli, ma di questo parleremo in seguito, adesso parliamo dell'offerta culturale di San Marino, infatti ci sono musei per tutti i gusti, da quello su vampiri a quello sulle stranezze del mondo, passando anche per la pinacoteca e il museo delle armi antiche.
Capiamoci, vista la dimensione della città e l'istinto commerciale non stiamo parlando di Louvre o Musei Capitolini, però, facendo la tessera per turisti, sono delle visite interessanti e avvincenti.
Camminando per le strette vie della città e percorrendo il percorso sulle mura ci si rende conto di quanto la posizione fosse strategica e di come sono stati pensati tutti gli spazi, in funzione della protezione e della praticità.
La chiesa, ristrutturata in secoli vicini, ha un che di sontuoso e il palazzo del governo da l'idea di un luogo dove si prendono importanti decisioni con il peso della storia che sta a giudicare, passandoci davanti ho avuto la fortuna di sentire i discorsi dei parlamentari sammarinesi, tralasciando il fatto che non avevano 20 uomini di scorta a testa, ma parlavano di prendere decisioni per il bene di San Marino, non per il loro partito, piccola differenza da altri politici che però fa una grande differenza per la popolazione.
Negozi...allora, a San Marino, tolta l'arte, la storia, il panorama e il fascino, si può fare shopping a livello extreme: si trova di tutto: gioielli, profumi, ceramiche, vestiti, articoli indiani, fantasy, modellismo e armi, armi, armi da armare un esercito sia finte che realistiche che vere, quasi vere che vere, molti negozi oltre che al loro prodotti una spada, un arco o una pistola ad aria compressa da qualche parte ce l'hanno, tutto questo popò di shipping di articoli di scelta a prezzi abbordabili, quantomeno onesti e una qualità medio alta-alta, negozianti simpatici, competenti e cordiali.
Dal mio breve soggiorno a San Marino posso dirvi che ho capito che è un posto dove ci pupi lasciare il cuore, lasciarci il portafogli e, volendo, puoi tornare con un arsenale da armare un piccolo esercito virtuale...ovviamente le armi vere sono regolamentate come in Italia, ci mancherebbe. Piccola curiosità sulla Repubblica, quando la Comunità Europea è stata fondata ha riconosciuto magnanimamente la piccola Repubblica, ecco, la cosa non è andata giù ai Sammarinesi:dal punto di vista di protocollo, è lo stato esistente che riconosce quello nuovo e, obbiettivamente, San Marino è pi vecchio della CE ergo, San Marino deve magnanimamente riconoscere la Comunità Europea, non viceversa, pare quindi che San Marino non riconosca la Comunità Europea come esistente...e personalmente hanno tutta la mia stima ed approvazione.




lunedì 7 maggio 2018

Evoluzione


Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando io e Thx217 siamo nati, non si sa bene chi sia nato prima, se Thx contesse una parte di Cyrano o se Cyrano contenesse una parte di Thx.
Dal primo post in cui entrambi ci guardavamo con curiosità e speranza, di strada ne è stata fatta molta, in tutti i sensi...grazie a me Thx217 ha conosciuto persone e luoghi che, magari, non avrebbero incrociato la sua esistenza, si è posto domande e ha trovato risposte, è passato da ragazzetto all'avventura, ad avventuriero che programma i suoi viaggi, che ci fa uno studio dietro...magari superficiale, ma comunque va meno a casaccio, e da come scrive si nota, secondo me, questa sua crescita. Questo ha tolto avventura ai suoi viaggi?
Assolutamente no! Ha dato fondamento alle parole di Prust, che sono anche il nostro motto: Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuove terre ma nell'avere nuovi occhi", in tutti questi viaggi, Thx217, ha imparato a conoscere Thx217, il viaggio vero lo ha fatto dentro di se, ha imparato dove può arrivare ma, sopratutto, ha imparato dove NON può arrivare, e questo"non" serve per capire dove VUOLE arrivare, serve a capire quali sono gli obbiettivi, serve a capire che la vera forza è dentro di noi. 
Thx217, viaggia quasi sempre da solo, condizione pessima per viaggiare: devi stare più attento perchè qualunque cosa succeda ti devi cavare da solo dai casini, questa solitudine però ha favorito il suo processo di consapevolezza, gli ha dato la possibilità di stare del tempo con se stesso, di valutare le sue scelte, di capire i suoi progressi ed imparare dai suoi insuccessi.
Thx217 non ha la possibilità di viaggiare ed esplorare quanto vorrebbe, però ci prova, si butta, non si arrende e, quando la situazione si fa dura...balla.
Per cui, a quanti di voi possa sembrare di vivere incasellati in uno spazio troppo stretto, hanno idea che la vita gli opprima, hanno voglia di fare qualcosa di diverso, hanno voglia di scrivere il loro destino, mi sento di dire non mollate!Cercate un buco, una scappatoia, un escamotage, una qualsiasi cosa che vi possa portare più vicini a dove volete arrivare e non mollate, mai!
Thx217 non è arrivato, deve fare ancora molta strada per arrivare dove vuole arrivare, come tutti del resto, però una cosa Thx217 è riuscito a fare, seppur per i brevi momenti dei suoi viaggi, Thx217 è fuggito!!!

giovedì 3 maggio 2018

Moresco elettromeopatico


Grizzana-Miorandi, piccolo comune dell'Emilia Romagna vicino a Bologna, ci vivono circa 4.000 persone, per un periodo ci ha soggiornato anche il pittore-incisore Giorgio Morandi, in onore del quale il comune di Grizzana è diventato Grizzana-Miorandi.
Miorandi è considerato uno dei maggiori incisore a livello mondiale del XX secolo.
Ok, inquadrato il luogo geografico parliamo del vero motivo per cui il buon Cyrano217 mi ha mandato a Grizzana-Miorandi, nel XX secolo a far parlare di Grizzana ci ha pensato Miorandi, ma non è a lui che intendo dedicare il mio viaggio ma al conte Cesare Mattei.
Chi era Cesare Mattei? Mattei era un omeopata del XIX secolo, ma non un omeopata qualsiasi, un elettromeopata, insomma uno cazzuto, uno talmente cazzuto che per i suoi elisir venivano i VIP più VIP del suo secolo, personaggi che spaziavano da Alessandro III di Baviera allo Zar di tutte le Russie Alessandro II per non parlare del Principe del Piemonte, insomma un parterre di celebrità da far impallidire i pi accaniti paparazzi!!
E che ci venivano a fare a Grizzana tutte queste persone? Venivano a farsi curare da Matte.
Il conte infatti era un appassionato sostenitore delle cure omeopatiche,alle quali aveva aggiunto "del suo", infatti sosteneva che con dei metodi conosciti solo lui, elettrificando le vari medicinali, poteva infondergli una carica positiva finalizzata ad accrescere l'efficacia della medicina...ok, detta così fa tanto apprendista stregone,e vi assicuro che andando avanti ne leggerete delle belle.
Tornando al Mattei, questi suoi rimedi al limite tra scienza e magia, funzionavano! Funzionavano così bene che ne fece un business che, rapportato ad oggi, sarebbe come quello della Bayer, aveva 26 depositi autorizzati dei suoi medicinali sparsi un pò in tutto mondo.
E sapete quel'è il segreto di questa efficacia? Ditemelo e vi farò ricchi: Mattei per compiere la "magia", si ritirava nel suo studio e, con macchinari costruiti da lui, durante i temporali, catturava l'energia elettrica per caricare le sue medicine...si,ci sta..."SI PUO' FAREEEEEE!!!"
La procedura di elettrificazione non è chiara, Mattei l'aveva scritta nei suoi appunti ma....
Per fare tutto sto pòpò di business Mattei fece edificare una rocchetta nel comune di Grizzana, questa rocchetta è stata ideata e progettata da Maffei per un senso mistico al suo operato, per dare validità esoterica alle sue medicine e, probabilmente, anche per gratificare il suo ego.
La rocchetta fonde uno stile medioevale con un gusto gotico senza disdegnare un tocco di esoterismo, tutto nella rocchetta ha un significato, tutto è altamente calcolato, e voluto, per creare un effetto scenico eccezionale, per dare l'illusione di ciò che non è. Per fare questo Mattei assunse,oltre che muratori, anche dei coreografi.
In tutto questo tripudio per il dettaglio, la rocchetta resta molto spartana nel suo utilizzo, come era spartana e morigerata la vita del conte.
La notorietà delle cure del conte rese la rocchetta un luogo di pellegrinaggio per i malati locali e non, tanto che c'era la fila fuori dalla porta per venire curati e il conte curava tutti i bisognosi non chiedendo denaro, ricevendo comunque offerte dai popolani che curava, offerte che spesso consistevano in verdure e carne.
Per far fronte alla richiesta di cure nella rocchetta, il conte acquistò molte fattorie e palazzi adiacenti, per dare entrate economiche alla rocchetta e per dare delle "residenze di attesa" ai vari VIP che venivano per farsi curare.
In definitiva, il viaggio alla rocchetta e strapagato dallo spettacolo e dalla storia che essa offre, da tener presente che, fortunatamente, si entra solo con la guida, la quale vi racconterà storie ancora pi affascinanti sulla rocchetta di quanto non abbia scritto qui...ricordatevi che l'intento e farvi incuriosire, non farvi fare tour virtuali.




venerdì 27 aprile 2018

"Quando el Stif g'ha el capel..."


"Quando el Stif g'ha el capel, o che l'piove o che l'fa bel", questo è un detto tipo della Vallagarina, placida valle adagiata lungo l'Adige ai piedi del monte Stivo in Trentino, la traduzione letterale è "Quando lo Stivo ha il cappello(nuvole), o che piove o che fa bello", tecnicamente non vuol dire nulla, è una cantilena che si ripete quando si parla di tempo e ci si arrende all'insindacabilità del meteo.
Dopo un periodo di pausa, in cui si guarda con un pizzico d'invidia chi del suo blog ha fatto un lavoro, eccomi che torno, torno dal mio amico Cyrano217 ...e dovo confessare che lo trovo bene, c'è qualcuno la fuori che lo segue, che gli tiene compagnia anche quando io manco, grazie!
Comunque tornando a noi e a quello che v'interessa, oggi vi propongo un giro sul tetto del basso trentino, un trip fatto di luoghi spettacolari, panorami mozzafiato e anche un pò di storia, un viaggio che in breve tempo vi può catapultare dalla caoticità di un logo di villeggiatura come Riva del Garda, a una dimensione alpestre di pace e serenità.
La passeggia io l'ho iniziata da Ronzo Chienis, tranquillo paesino capoluogo della val di Gresta, parcheggio la macchina e inizio la mia salita lungo il sentiero, la salita, non è sicuramente delle più impegnative, considerato che si arriva sopra i 2.000m devo dire che è piacevole, non adatta ai passeggini ma fattibile anche senza troppo allenamento.
Durante la salita si alternano passaggi nel bosco ad ampi prati, arrivato intorno ai 1.300m circa, si trova una panchina all'ombra di un grande pino, luogo perfetto per fare una sosta e il punto della situazione: da li si pò scegliere, fare il sentiero o passare per la direttissima verso la cima...cosa mai potevo scegliere???
Ovviamente dopo l'esperienza in val di Ledro ho scelto il sentiero.
Seguendo il sentiero c'è la possibilità di ammirare il tutta tranquillità il panorama e scoprire, a poco a poco, il fantastico paesaggio che va dal lago di Garda alle Alpi orientali.
Ad un certo punto della salita si arriva ai pascoli dello Stivo e s'iniziano ad incontrare le prime mucche ed è li, con il lago di Garda come panorama e il dleng-dleng che campanacci come ninna nanna, che mi sono messo a schiacciare un pisolino sul prato...pisolino, considerato il numero di mucche un occhio era sempre aperto per essere sicuro di non essere schiacciato da una mucca stanca.
Ristorato, ringalluzzito e non spianato, ho ripreso il mio cammino verso la cima, arrivato all'imbocco della salita che posta al rifugio Marchetti, mi sono messo ad esplorare il pascolo e sorpresa, ho trovato un installazione della prima guerra Mondiale.
Considerato che l'installazione era di modesta entità e che lo stivo si affaccia su quello che è stato il fronte del Trentino meridionale, si può benissimo pensare che quella postazione era un osservatorio dal quale l'esercito Austro Ungarico teneva sott'occhio i movimenti degli italiani.
Finita la mia esplorazione, ha pranzato e mi sono incamminato sulla via del rientro.
Arrivato all'imbocco della direttissima per scendere le opzioni erano ancora due: fare il sentiero o fare la direttissima, cosa potrò mai aver scelto?? Una volta ve bene, ma due sono troppe, ho fatto la direttissima, un sentiero praticamente in verticale che correva giù per il pendio della montagna fino alla panchina di qualche ora prima.
Devo dire che per essere un sentiero kamikaze, era parecchio frequentato, il che rendeva difficile fermarsi a fare qualche foto o solo a contemplare il paesaggio...cose che comunque, sprezzante del pericolo, ho comunque fatto.
Arrivato alla panchina ho poi ripreso il sentiero e, con alcuni parapendii sullo sfondo che planavano verso il lago, sono tornato alla macchina.
In definitiva un viaggio diverso dalle mie solite avventure, vuoi perchè effettivamente più semplice, vuoi perchè sto crescendo e diventando più prudente ma comunque interessante per i panorami e per la scoperta di un osservatorio austriaco dove nemmeno credevo avessero combattuto, ciò porta a riflettere sulle dimensione del conflitto 1914-1918, dallo Stivo si può avere un'idea di quale fosse il fonte, della sua vastità, di tutti i posti dove c'erano postazioni, amiche e nemiche. Un conflitto che non ha risparmiato ne le le persone ne il territorio.







giovedì 3 novembre 2016

"Non è la montagna che conquistiamo ma noi stessi"


ATTENZIONE: SENZA PREPARAZIONE ADEGUATA NON AFFRONTATE QUEST'AVVENTURA
Sir. Edmund Hillari, conquistatore della vetta dell'Everest, uno che di montagna e sacrifici ne capiva qualcosa, una frase che si usa qualche volta nella vita nell'indicare che il raggiungere un risultato non è una conquista materiale ma personale.
Ecco, in quest' avventura ho capito a pieno cosa intendeva Hillary, capiamoci, io non ho conquistato l'Everest, non sono nemmeno arrivato vicino agli 8000 ma ho comunque conquistato il mio Everest personale, ho compiuto un impresa che, nel mio piccolo, mi ha fatto comprendere fino in fondo che non è il risultato materiale che raggiungiamo quello che conta, ma la cosa che veramente conta, è come il raggiungere quel risultato ci cambia internamente, ci fa comprendere cose che prima non conoscevamo su noi stessi, ci mette alla prova in modo duro, quasi brutale, ci fa pensare che, se le battaglie più dure sono per i guerrieri più forti, allora noi siamo dei berserker, dei guerrieri micidiali!
Durante l'anno ho avuto qualche problema con le ginocchia che mi hanno messo a riposo per un pò, inoltre la forma non è più quella di una volta ma inizia ad essere più sferica che cilindrica, se a questo aggiungiamo un estate calda e afosa, abbiamo un mix fantastico di cose da non fare a casa.
Ma andiamo con ordine, tempo fa avevo trovato su internet alcuni riferimenti alle trincee su cima punta Oro, 2000m di altezza, inutile dire che visto che erano in una zona da me inesplorata per il progetto WW 1, ho deciso d'informarmi per valutare una spedizione in loco.
Dalle informazioni raccolte, cima punta Oro si trovava in Val di Ledro, sopra l'omonimo lago, c'erano due sentieri che dal lago portava fino a quota 1400m, uno botanico e uno normale, poi, da una località denominata "sella" si prendeva la trincea e si andava fino a quota 2000m, da li si ammirava il panorama e poi si scendeva per un altro sentiero fino a valle, insomma, detta così una passeggiata di salute non troppo impegnativa.
Arrivo al paese di Lago, parcheggio l'auto e inizio la salita, che da subito si rivela abbastanza ripida, vuoi il caldo, vuoi il pranzo appena fatto, ad un certo punto ho dovuto alzare bandiera bianca e ritirarmi, va bene l'avventura, ma, se hai il dubbio di avere una congestione su un sentiero a 2000m, forse è meglio aspettare.
Due giorni dopo eccomi di nuovo ai piedi della cima per tentare la salita, pranzo leggero e zaino attrezzato con scorte extra per l'impresa...si, qualcosa dalle mie avventure ho imparato: portarsi lo zaino è cosa buona e giusta, ci metti da bere, da mangiare, qualcosa di energetico, il kway, il binocolo e la cartina, in fin dei conti sono cose che non occupano troppo spazio e sono molto utili nelle camminate...e questa volta si sono rivelate indispensabili.
Comunque, inizio la salita e decido di seguire il sentiero botanico...pessima idea, il sentiero botanico è abbastanza impervio e ripido, la prima parte del tragitto è stata d'impatto, diciamo che mi ha messo subito in riga.
Ad un certo punto il mio bellissimo sentiero botanico ha incrociato l'altro sentiero, una stara rotabile che saliva dolce dolce, seguire quella è stato un pò più lungo ma sicuramente più agevole.
Su questo nuovo percorso, arrivo al punto "sella" a quota 1400m, da dove partono le trincee, già da li era possibile vedere una postazione fortificata che dominava il lago e la valle circostante.
Ammiro il panorama, due foto alla postazione, un pò di ristoro, non troppo per non sprecare risorse, e inizio a seguire la trincea per salire in vetta, inizia anche bene, c'è una stanza per gli ufficiali perfettamente conservata e qualche altra postazione per la truppa, salendo la trincea era tutta al riparo del costone di roccia e, ogni tanto, c'era una postazione da dove poter vedere la cima e il lago.
Bene, dopo questo inizio soft, l'avventura ha preso tutta un'altra piega: 500 di dislivello praticamente in verticale!
Man mano che salivo, gambe e ginocchia iniziavano a bruciare, grondavo sudore come una spugna strizzata, ad ogni occasione mi fermavo per "ammirare il panorama", ad un certo punto ho deciso di fare una sosta tattica, modo fico per dire riposare e fare il punto della situazione.
Allora, ero distrutto, ero anche a metà strada nella mia salita, avevo fatto tanta strada per arrivare fino a li, guardandomi in dietro la discesa non sarebbe stata meglio della salita, che fare, arrendersi o continuare?
Le provviste, che per fortuna avevo sovradimensionato, mi avrebbero potuto portare in vetta, scendere da dov'ero sarebbe stato sicuramente difficile, dalla vetta pareva fosse più facile scendere, inoltre arrendersi dopo tutta quella fatica e pensando a chi andava su e giù con lo zaino e il fucile in spalla durante la guerra...no, boia chi molla, si stringe i denti e si sale, non c'era altra via che andare avanti!!
Decido quindi di continuare, tanto peggio di così non poteva andare, metto il telefono in modalità "aereo" per risparmiare batterie, conto le provviste rimaste e riparto, denti stretti e testa bassa, una volta in cima mi sarei sdraiato su di un prato e avrei riposato per almeno venti minuti.
Arrivato appena sotto la vetta, il costone che mi aveva coperto fino a li finisce, il bosco si dirada, riesco a vede tutta la valle agevolmente, vedo anche il posto dove avevo parcheggiato l'auto...lontanissimo.
Allo scoperto un vento freddo mi sferza senza pietà, il poco sollievo del fresco che provavo era vanificato dalla forza delle raffiche.
Altra stretta di denti e avanti, mancava poco al mio prato e ai miei venti minuti di relax.
Mentre mi accingevo a conquistare la vetta, noto che c'era già una coppia a farsi delle foto ed ammirare il panorama, poco male, un pò di compagnia quassù, dopo questo mio piccolo inferno non mi dispiace. Conquisto anc'io la cima dove c'era una croce di vetta...e nessun prato, praticamente la cima della montagna era un grande costone, i miei venti minuti vanno su per il camino.
Comunque sono, quasi, arrivato, posso riposarmi e godermi lo spettacolare panorama con solo il rumore del vento di sottofondo.
Qualche foto, un pò di contemplazione, finisco fuori le ultime vettovaglie e inizio a considerare il mio arrivo a Cima punta d'Oro e successivo rientro...real drama!!!
Per il rientro vedevo una sola alternativa: ritornare per la strada che avevo fatto salendo! Ok, pensai, faccio l'eremita sui monti!
La coppia che era li con me s'incammina verso punta Oro, aspetto un pò per non sembrare il disperato di turno e inizio a seguirli, mi parevano pratici della montagna e del posto, mi davano affidamento insomma.
Dopo una dolce, rispetto a prima, camminata sul costone, arrivo all'effettiva Cima Punta d'Oro a 2000m...il panorama era spettacolare: il lago di Garda, il lago di Ledro, il Bondone, l'Adamello, il Brenta e lo Stivo, erano tutti li, quasi mezzo Trentino in un panorama.
Non mi perdo a far foto più di tanto per non perdere le mie "giude" che, più allenate e in forma di me, camminavano veloci.
Pur restando in dietro non le perdo di vista e, ad un certo punto, con il sole basso della sera, sulla montagna davanti a me vedo una cosa che non avevo mai visto: la montagna sembrava una grandissima fetta di groviera, crateri di cannonate ovunque, una tale vastità non l'avevo mai vista, ecco che il motivo che mi aveva fatto salire fin lassù mi si manifesta davanti in tutta la sua drammatica storicità.
Su quel fronte non ci sono state epiche battagli degne d'entrare nei libri di storia ma, non di meno, si è combattuto, in modo pesante, per tenere occupato il nemico e, in modo feroce: gli austroungarici erano in posizione dominante rispetto agli assalti degli italiani.
Ed ecco che, durante il mio flash back storico, mi perdo le mie "guide",..altro real drama!!!
Che fare?Primo non perdere la testa, sono stato in situazione peggiori che non da solo in montagna praticamente al tramonto, senza cartina, senza pila, con il cellulare quasi scarico, sudato e con un fastidioso vento freddo, mi hanno formato per affrontare situazioni peggiori!
Ok, se non c'è un sentiero lo si fa, come Hillary a suo tempo, lui andava verso la cima e io a valle, ma il concetto è lo stesso.
Metto il kway per difendermi dal vento, mi guardo intorno, vedo che c'è una conformazione che sembra il deflusso delle acque piovane, decido di seguirlo, d'altra parte, va dove vado io, a valle.
Mentre seguivo il mio sentiero, vedo che su alcuni sassi hanno disegnato delle frecce con dello spray, insomma, o era una strada percorribile o non penso che qualcuno facesse indicazioni a casaccio in alta montagna.
Seguendo la mia strada arrivo finalmente alla rotabile che avevo seguito per salire, al che credevo che il più fosse fatto...errore, adesso c'era da seguire i sentieri in una corsa contro il sole che stava tramontando, senza sapere quanto tempo mancava tra me e la macchina.
Mi lancio giù per i ripidi sentieri, vado un pò a intuito, visto che i cartelli costano e non se ne possono mettere tanti.
Al limite del tramonto vedo l'auto, a parte quando sono andato a prenderla, non sono mai stato così felice di vederla!
Salgo e, alla prima fontana, prosciugo l'acquedotto, mi siedo sulla panchina e ammirando la croce sulla cima della montagna ripenso all'impresa.
E la trincea? La trincea è abbastanza rustica, un occhio inesperto la potrebbe confondere con un sentiero, parte iniziale esclusa, e sulla cima si stenta quasi a vederla tanto è coperta dalla vegetazione, comunque il suo effetto lo fa e l'idea la rende.
Alla fine di questa giornata ho imparato molte cose, ho imparato che barcollo ma non mollo, ho imparato che è meglio non andare troppo "all'avventura", ho imparato che è meglio attrezzati, sia fisicamente che come dotazioni per ciò che si va a fare, ho imparato che tutto il tempo perso a imparare cose che "non ti serviranno mai" non era tempo perso.
Questa volta, in qualche occasione, mi sono trovato più o meno nella cacca, ma sono riuscito a venirne fuori prima del tramonto e a tornare a casa.
Mi capiteranno ancora avventure così?...certo, ho detto che ho imparato, non che non lo faccio più!
Ne valeva la pena? Certo, ogni minuto della mia avventura ne valeva la pena.




Meglio Tardi che mai


Periodo intenso questo, il tempo per andare in giro non è molto e meno ancora è quello per rendicontarli, comunque si gira, si proseguono i progetti e si cerca di raccontarveli...ne la pioggia il vento o la neve, potranno fermare questo corriere nell'adempimento del suo dovere.
Ok, l'estate è finita e di pioggia se n'è vista poca, di vento qualcosina e di neve per nulla ma...andiamo avanti e con  ordine.
La prima guerra mondiale si è combattuta per terra, per cielo e per mare e non solo, anche per lago.
Nel nord Italia il fronte correva, quasi interamente, su quello che oggi è il confine della provincia di Trento, per la sua totalità era un confine montano, la famosa fortezza alpina, c'è una parte però, che di montano non ha nulla, quella che riguarda la parte settentrionale del lago di Garda.
Fin da piccolo mi incuriosiva uno strano buco che si trovava sopra la galleria della gardesana occidentale che precede porto S. Nicolò,, inoltre, al porto c'è una struttura di architettura tipicamente militare...insomma, quanto basta per farsi qualche domanda e rispondersi, che probabilmente era la sede dell'autorità militare del porto.
Passano gli anni e mi trovo ad esplorare il monte Brione, cosa ti trovo? Le vestigia di quello che pareva un forte, tutto abbandonato ed avvolto nella vegetazione, mi metto d'accordo con un amico per andare ad esplorarlo ma, già allora, il tempo era poco e la prudenza ha avuto il sopravvento, qundi, di esplorazioni non se n'è più parlato.
Qualche hanno fa, sento che volevano restaurare il vecchio forte Garda, non avevo ben capito dove si trovasse ne quando lo avrebbero fatto.
Ed eccoci ai giorni nostri, finalmente, mi dirigo verso porto S. Nicolò, con la ferma intenzione di conquistare il monte Bondone ed andare a riscoprire il forte che avevo visto anni prima, sperando che fosse il famoso forte Garda e che fosse stato già ristrutturato.
Arrivato al porto, con l'esperienza di qualche viaggio sulle spalle, oltre a notare la struttura che avevo visto fi da piccolo, noto che il muretto che portava alle scale che salivano sulla montagna aveva un che di struttura militare, a quel punto, in ottica Indiana Jones, inizio a mettere assieme i tasselli del puzzle, la famosa struttura e il muretto potevano fa parte della line difensiva Asburgica sul Garda.
Inizio quindi la mia salita alla vetta, mi accorgo subito che dalla mia ultima visita qualcosa era cambiato: c'erano dei gradini nuovi sul sentiero e a misura di gigante per quanto riguardava le alzate!
Man mano che salivo in quota, il panorama del lago diventava sempre più spettacolare e si aveva il pieno dominio visivo su tutta la parte alta del lago di Garda, ad un certo punto arrivo ad una postazione che aveva tutta l'aria di essere le fondamenta di un posto di guardia, seguo il cartello che indicava il forte e, sorpresa delle sorprese, ho avuto la fortuna di capitare al forte poco prima della sua inaugurazione ufficiale,eccolo li, in tutta la sua imponenza, strappato alla vegetazione e riportato al massimo della forma che gli si potesse dare a più di cento anni dalla sua costruzione.
Completamente immerso nel verde, totalmente mimetizzato alla vista per chi provenisse dal lago ed integrato con la montagna, una struttura non grandissima, ma comunque imponente, capace d'incutere rispetto nel vederla, era stata progettata per poter ospitare 150-200 soldati, quello che si vede all'esterno è una minima parte, infatti la struttura si sviluppa direttamente all'interno della montagna, così da risultare più sicura e più mimetizzata, il famoso buco sopra la galleria, infatti, è una feritoia del forte.
Purtroppo ho potuto visitarla solo all'esterno, in quanto, nonostante la prossima inaugurazione, non era ancora visitabile, comunque, da bravo esploratore sbircio dentro da tutti i buchi alla mia altezza e faccio tutte le foto del caso.
Finito d'ammirare tale opera d'ingegneria dalla sua parte più nascosta, continuo l'ascesa alla cima, arrivo così a vedere la sommità del forte, un tetto da dove si potevano distinguere le 4 cupole corazzate per le artiglierie che dovevano difendere il confine più meridionale dell'impero da un'eventuale attacco italiano, vi era anche una quinta cupola per una postazione d'osservazione.
Oltre a tutto questo, il forte era difeso da due potenti riflettori, uno a est e uno a ovest e tutta una serie di postazioni di mortai e fuciliere corazzate...insomma, nulla era stato lasciato al caso.
Proseguendo nella mia camminata arrivo finalmente alla cima, e pure li c'erano i segni di postazioni militari, muretti e posti d'osservazione, tutti abilmente mascherati e con ancora i binari che servivano per portare in posizione i pezzi d'artiglieria.
Arrivato finalmente in vetta, resto per un pò a riposare e a contemplare lo spettacolo del lago di Garda e poi inizio la mia discesa verso la macchia per il mio ritorno a casa.
Logicamente, il forte che ho visto non bastava da solo a garantire la sicurezza del fronte gardesano, era tutto un sistema integrato: la postazione corazzata di porto S. Nicolò, le postazioni d'artiglieria sulla cima del monte Bondone, il forte, le postazione sul Baldo e quelle sulle valli di Ledro e Loppio.
Insomma, una cintura fortificata di difficile espugnazione, tanto più, che un eventuale attacco dal lago si sarebbe visto con largo anticipo.
Alla fine la passeggiata non impiega molto tempo, è rinfrescante ed educativa, non si riesce a fare con bici o passeggini a causa dei gradini con alzate proibitive, ma, che voi cerchiate la storia, il refrigerio o la pace della natura, vale la pena arrivare a porto S. Nicolò e salire sul monte Brione.





mercoledì 22 giugno 2016

X-file


Questa volta l'avventura è un incrocio tra il classico free style di Cyrano217 e un X-file, infatti, per quest'avventura, mi dirigo sull'altopiano di Folgaria, zona molto calda durante la Prima Guerra Mondiale, con l'intento di riprendere il mio progetto in merito al centenario della Grande Guerra, arrivato in zona, considerato che l'area è piena di luoghi d'interesse, faccio una piccola ricerca on site su dove recarmi in particolare.
La mia attenzione ricade su Forte campo Molon, avevo tentato varie volte di visitarlo, ma il meteo non ha mai collaborato nemmeno un pochino, questa volta però tutto pareva essere dalla mia parte.
La cosa che mi ha fatto propendere a recarmi a campo Molon è stato anche un piccolo X-file che aleggiava sulla zona del campo: pare infatti, che sulla montagna di fronte, il monte Toraro, ci sia una strada asfaltata che porta sulla cima dove...non c'è nulla, al che il mistero è perchè fare una strada asfaltata che non porta a nulla, inoltre sulla cima pare che ci siano della "piazzole" pronte ad ospitare non si sa bene cosa...insomma, ce ne è abbastanza per giustificare un viaggio nella zona.
Per arrivare al forte, transito per passo Coe, dove si Trova la base Tuono, già visitata in precedenza, tenete presente la base, servirà poi.
Faccio una strada di montagna che da passo Coe arriva fino a passo Valbona, qui parcheggio il potente mezzo meccanico che mi ha portato fino a li e valuto la situazione.
Alla mia destra una misteriosa strada asfaltata che sale in vetta, alla mia sinistra la strada per forte Molon...quale scegliere per prima?Ma quella a destra è ovvio.
Mi avventuro per la strada asfaltata del mio X-file, la strada sale lungo la montagna, non ha l'idea di essere una strada percorribile da un normale traffico veicolare, però non sembra una strada militare e nemmeno una vecchia mulattiera, le perplessità che ho trovato su internet sono fondate allora.
Verso la cima incontro la prima delle "piazzole" misteriose: un basamento di cemento senza gli apparenti resti di una qualsivoglia costruzione.
Arrivo finalmente in cima, senza alcuna particolare difficoltà, in quanto la strada è perfettamente asfaltata e nemmeno troppo ripida, noto subito che le strane piazzole sono di più e inizio a perlustrarle in cerca di qualche indizio sulla loro funzione...nulla.
Girovagando per la cima però, noto il panorama: da una parte la provincia di Vicenza, dall'altra forte Molon e...passo Coe, o meglio, base Tuono...che ci sia un nesso tra le piazzole e la base?
Tornato alla macchina, prendo la strada a sinistra verso forte Molon, questa non è troppo ripida ma non è nemmeno asfaltata, comunque si percorre facilmente.
Arrivo al bivio sotto il forte, a destra si va verso l'entrata del forte e a sinistra ci si dirige verso le torrette dei cannoni. Le due strade non sono intercambiabili: o si va all'entrata o si va alle torrette, purtroppo le due zone non sono comunicanti.
Frote Molon è entrato in guerra senza essere finito, si attendevano le coperture corazzate dalla Germania ma, a causa della neutralità dell'Italia non sono state consegnate. Nonostante questo, il forte è stato reso attivo, in sostituzione delle corazze si è ripiegato su delle coperture di cemento armato che, si pensava, avrebbero protetto le artiglierie, inoltre, all'entrata del forte è stata costruita una struttura a gomito dove venivano ricoverati gli obici in caso d'attacco. La zona del forte era la più pesantemente armata del fronte italiano, nonostante tutto, non riuscì mai a causare danni permanenti ai forti Austriaci, a causa delle loro corazzature e delle scarsa precisione dei pezzi d'artiglieria italiani. Durante l'offensiva del 1916, strafexpedition, l'esercito Austroungarico arrivò a ridosso del forte e quindi il comando italiano decise di abbandonarlo il 19 maggio 1916. Nell'abbandonare il forte si resero inservibili i cannoni, facendoli saltare con gelatina esplosiva e si minarono le strutture per farle saltare, durante quest'operazione il sottotenente incaricato della cosa, Paolo Ferrario, rimase vittima dei brillamenti.
Ad oggi del forte rimane poco, si può vedere la galleria tubolare dell'entrata, nella parte alta le gallerie che portavano alle postazioni dei cannoni e alcuni tratti di trincea, inoltre, al livello superiore si può notare un'entrata a quella che poteva essere una scala che collegava la parte alta a quella bassa. 
Il fatto che il forte sia stato fatto brillare non ha aiutato sicuramente la sua conservazione.
In definitiva, la visita al forte resta comunque interessante, si può capire la situazione dei soldati, mandati a combatte con attrezzature inadeguate o incompiute, in zone che, oggi ci appaiono rilassanti e bucoliche ma, dal 1915 al 1918, sono state zone molto poco accoglieti e, le stesse zone, hanno visto anche gli avvenimenti della seconda Guerra Mondiale, insomma, nulla è ciò che sembra: oggi luoghi di villeggiatura e di allegre scampagnate, in altre epoche zone ben poco accoglienti, dove "fare una gita", aveva tutto un altro rischio e significato.
E le piazzole sul monte Toraro???

Come detto, la zona dell'altopiano Cimbro ha visto la prima e la seconda guerra mondiale molto da vicino, ma non è l'unica guerra che ha vissuto, ricordate base Tuono, il baluardo di difesa contro i bombardieri del Patto di Varsavia chiusa nel 1977 ma operativa fino ad allora?
Ecco, quella che è visitabile oggi, non è altro che la postazione Alfa della base.
La base a passo Coe aveva tre postazioni di missili, Alfa, Bravo e Charlie, delle strutture per i militari italiani, alcune strutture per i militari USA e un centro di comando posto a 1500m dalla base e con 909m di dislivello, praticamente la cima del monte Toraro.
Ecco cosa sono le misteriose piazzole sulla cima del monte, sono i basamenti per le strutture, probabilmente container su ruote, che fungevano da centro di comando per la base a passo Coe.
Ecco quindi svelato l'arcano, la strada è stata costruita appositamente per le infrastrutture della base.
Ciò a conferma della forte rilevanza strategica della zona sia nelle due guerre mondiali che nella successiva guerra fredda.